Il sindacato che contratta è vincente
La contrattazione collettiva di secondo livello incentivata può essere aziendale oppure a livello di territorio
Attraverso il riconoscimento dei premi di produttività, si può avere un positivo scambio fra azienda e dipendenti, in attesa di relazioni industriali più partecipative. Servono però nuove risorse e meccanismi che favoriscano la diffusione degli accordi anche nel Mezzogiorno, oggi molto penalizzato.
La contrattazione collettiva è e rimane il core business, l’attività principale, di un sindacato, quella per la quale mettere in campo ogni risorsa umana e di idee per arrivare all’obiettivo di tutelare in maniera ancora più efficace i lavoratori e le lavoratrici. È vero che, nel tempo, il sindacato si è lasciato distrarre da altro, da questioni che magari non attengono al mondo del lavoro, perdendo, anche per questa ragione, un contatto più diretto con chi sta nelle fabbriche e negli altri luoghi di lavoro.
Come se non bastasse, larga parte del mondo datoriale ha contribuito a marginalizzare la contrattazione collettiva, non capendo che la qualità delle relazioni industriali è un investimento produttivo a tutti gli effetti, capace di portare più benefici che costi. In attesa di vedere, finalmente, attuato l’articolo 46 della Costituzione, il quale riconosce il diritto dei lavoratori a partecipare alla gestione della impresa nei modi definiti dalla legge, imprenditori e sindacati hanno fra le mani un formidabile strumento rappresentato dalla contrattazione collettiva aziendale o territoriale collegata agli incrementi di produttività e ad altri fattori, come l’innovazione. Una contrattazione che è incentivata dal legislatore attraverso dei meccanismi di detassazione e di decontribuzione, con benefici economici molto significativi per i lavoratori. Ci sono però due “ma” da superare.
Il primo riguarda la diffusione dello strumento: i contratti attivi sono pochi, meno di 15mila, con un forte sbilanciamento territoriale (il 78% al Nord) e di settore (58% nei servizi). Il secondo chiama in causa il governo: serve rifinanziare la misura, visto che, al momento, sono stanziate risorse per accordi sottoscritti entro il 31 dicembre.
SEGRETARIO GENERALA UGL Francesco Paolo Capone