REFERENDUM 20-21 SETTEMBRE: TAGLIAMO I PARLAMENTARI!
Il 29 marzo l’Italia tornerà al voto per il referendum confermativo della riforma sul taglio dei parlamentari. “Il Consiglio dei ministri, su proposta del presidente Giuseppe Conte, ha convenuto sulla data del 29 marzo per l’indizione del referendum popolare sul testo di legge costituzionale che riduce il numero dei parlamentari”. Lo ha comunicato Palazzo Chigi. Manca solo l’ufficialità, che arriverà dal decreto del presidente della Repubblica.
Il referendum non avrà quorum, perché non si tratta di un voto abrogativo. La consultazione popolare per la conferma o meno della riforma che taglia il numero dei parlamentari dagli attuali 945 complessivi a 600 totali (200 senatori e 400 deputati). Come prevede la Costituzione, “la legge sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi”. Dunque, per la validità del referendum costituzionale non è previsto alcun quorum minimo di votanti. E’ sufficiente che i consensi superino i voti sfavorevoli. Se il risultato della consultazione è positivo, il Capo dello Stato promulga la legge. In caso contrario, è come se la legge stessa non avesse mai visto la luce e l’esito della consultazione viene pubblicato nella Gazzetta Ufficiale.
La riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari riduce i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. L’istituto dei senatori a vita è conservato fissandone a 5 il numero massimo (finora 5 era il numero massimo che ciascun presidente poteva nominare). Ridotti anche gli eletti all’estero: i deputati scendono da 12 a 8, i senatori da 6 a 4.
A differenza dei referendum abrogativi, per la validità del referendum costituzionale non è obbligatorio che vada a votare la metà più uno degli elettori aventi diritto: la riforma costituzionale sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi, indipendente da quante persone si recano ai seggi.